venerdì 12 aprile 2013

Tre milioni di luci spente



Potrà far piacere, e magari un pizzico di invidia, sapere che negli Stati Uniti ci sono romanzi autopubblicati in Kindle Direct Publishing che vendono tre milioni di copie.

E' il caso di "Lights Out", il cui autore, David Crawford, è un appassionato di escursionismo e sopravvivenza improvvisatosi scrittore. Il romanzo appartiene a un filone ormai diventato mainstream anche tramite serie Tv come "Jericho" e "The Walking Dead", quello survivalist, che descrive il collasso della società moderna dopo un qualche tipo di catastrofe naturale o causata dall'uomo. Si tratta di un genere diventato progressivamente di moda dopo gli attentati dell'11 Settembre 2001 ed eventi come il rovinoso Uragano Katrina di New Orleans del 2005. In particolare in "Lights Out", come suggerito dal titolo ("Luci Spente", in Italiano), la catastrofe è rappresentata dalla distruzione della rete elettrica nazionale degli Stati Uniti a mezzo di un impulso EMP generato dalla detonazione di testate nucleari in quota nell'atmosfera.

E allora il protagonista, un contabile di provincia di nome Mark Turner, sposato e abitante dei sobborghi con 2.5 figli (2 per la precisione) si ritrova sulle spalle l'oneroso compito di organizzare il suo vicinato "classe media" in un'entità cooperativa che possa provvedere alla sicurezza, al procacciamento del cibo, alla scolarizzazione dei bambini, alle necessità sanitarie.

Ed è questa la vera particolarità nascosta di questo tipo di storia, spesso trascurata in favore del catastrofismo: gli eroi sono gente comune. Padri, madri, figli, amici e vicini, costretti a mobilitarsi tutti insieme per la sopravvivenza.

Si tratta di un genere narrativo intrinsecamente libertario. In esso raramente lo Stato viene rappresentato come una forza positiva, e praticamente mai come indispensabile alla sopravvivenza. L'idea che lo Stato sappia ciò che è meglio per tutti, non riscuote un grande successo in questo genere narrativo.

La particolarità di "Lights Out" è anche di respingere sia il catastrofismo "fine di mondo" alla "The Walking Dead", sia il survivalism del tipo "io contro tutti", in favore invece di uno scenario in cui i "tempi duri" sono lunghi, ma non infiniti, e in cui la gente coopera come meglio può, piuttosto che lanciarsi in una lotta hobbesiana più o meno metaforica del mondo e della politica estera, alla George Romero. In "Lights Out", perfino il retroscena su chi e perché abbia attaccato gli USA distruggendone la rete elettrica, non viene investigato*, tagliando così fuori anche il cospirazionismo di sfondo alla "Jericho". La trama si dipana interamente intorno alla gente del quartiere di Turner e ai loro sforzi per sopravvivere.

Ed è questo probabilmente il segreto del successo popolare di "Lights Out", la cui trama è, a essere onesti, senza grandi sorprese, e i personaggi simpatici, ma non eccezionalmente intriganti. I protagonisti sono gente comune che reagisce a eventi provocati da forze più grandi di loro sulle quali non hanno nessun controllo. Al lettore viene proposto di identificarsi con un eroe che non è un uomo troppo diverso da lui, piuttosto che a uno che è in qualche modo "prescelto" o "speciale", uno che solo lui può salvare l'universo.

Visto il successo del romanzo, è partita una sottoscrizione online per la realizzazione di un film indipendente tratto dallo stesso (in effetti, contare su Hollywood sarebbe inutile), il trailer di presentazione, che potete vedere qui sotto, non lascia dubbi riguardo il tema della storia.



 

E' significativo vedere come l'autopubblicazione, tramite gli strumenti offerti da iniziative come KDP, riesca a riempire nicchie di mercato che la grande editoria (o cinema, o televisione) non riescono, o non vogliono, riempire, e ad identificare trends in anticipo, e io personalmente spero che il successo di esperimenti come "Lights Out" continui e si faccia sempre più significativo.

*Almeno finora. Sono a circa metà del romanzo.

giovedì 4 aprile 2013

Doctor Strangehyppolite.

"L’Europa sogna di diventare una grossa Svizzera fatta di neutralità, buone intenzioni, e senso di superiorità morale. Gli Stati Uniti sono divisi tra quelli che la pensano come gli europei, e quelli che sognano di tornare alla sana vita di campagna delle colonie originali. Più quelli che aspettano la fine del mondo." - Hyppolite Saintvil, politico haitiano.

Questa citazione da "Liberty Charter: Territori Liberi" appare in un articolo de Linkiesta a firma del mio coltissimo lettore Pietro Monsurrò.

I miei personaggi si mettono a dare lezioni di relazioni internazionali... Non lo so come finirà.