giovedì 12 settembre 2013

Corvin e gli orologi rotti.



In occasione del 12° anniversario dell'11 Settembre 2001 ho avuto uno degli ormai rituali incontri con un "9-11 truther". E ho pensato di omaggiarvi con questo paragrafo dal mio romanzo "Liberty Charter: Territori Liberi". - Max Balestra.



'Tutta questa storia di Haiti è solo una scusa per mandare altri Marines in ancora un'altra area del mondo. Tra un po' la CIA se ne verrà fuori dicendo che il Venezuela sta fornendo armi agli Haitiani. Naturalmente una guerra è la migliore scusa per creare uno Stato di polizia in patria. E tutti gli imbecilli che attaccano bandierine a stelle e strisce al finestrino dell'automobile gli andranno dietro!' Lucas sbatté il palmo della mano sul tavolo e rise. Poi guardò le facce che gli stavano davanti alla ricerca di consenso, ma trovò solo indifferenza.
'Ha ragione, pensateci. – disse Matthew – La cosiddetta “Guerra Globale al Terrorismo” è agli sgoccioli. Come si continuerà a finanziare il Pentagono e le sue avventure imperialiste? Agitando lo spauracchio di Chavez e dell'America Latina, ecco come! Soprattutto considerato che il Venezuela ha rapporti amichevoli con l'Iran. Vi pare che i sionisti di Washington si lasciano scappare l'occasione? Attaccare il Venezuela è solo il primo passo per estendere la guerra anche all'Iran. Pensateci. Qualche altro milione di civili da ammazzare per giustificare...'
Le parole si spensero in un rantolo affamato d'ossigeno quando una mano gli si strinse intorno alla gola.
'Non ti azzardare più a venirci ad insegnare come vanno le cose ad Haiti, capito? Noi ci lavoriamo. Rischiandoci la pelle. Risparmia queste stronzate per le consorterie di tuoi pari. E nemmeno ci fare più la morale sui civili uccisi, come se in combattimento ci fossi stato tu e non noi.'
Lucas afferrò la mano di Reuben con entrambe le sue, cercando di staccarla dalla gola del suo amico, ma non ci riuscì. Matthew era ormai rosso in volto. Lucas considerò l'idea di estrarre la pistola, ma un'occhiata all'espressione di Bundesbank dall'altra parte del tavolo lo fece desistere. Norenaba afferrò il polso di Reuben facendogli mollare gentilmente la presa e Matthew inspirò con avidità, tossendo e massaggiandosi la gola.
'Non vedo perché occorra ricorrere alla violenza.' disse Lucas con voce offesa e scandalizzata. 'Stiamo solo scambiando idee qui. Se usate la violenza, vuol dire che non avete argomenti per rispondere.'
'Più che uno scambio di idee mi sembrava un comizio.' disse Bundesbank.
'Considerate la reazione di Reuben una forma di comunicazione non verbale, destinata ad andare subito al punto, facendo capire senza possibilità di fraintendimenti che si tratta di un argomento sul quale esigiamo la massima serietà.' spiegò Norenaba. 'Quello che Reuben intendeva comunicare è, che una cosa è raccontare la propria versione congetturale di un evento davanti a un pubblico casuale, e che magari non chiede di meglio che essere convinto della sua veridicità, un'altra è farlo con chi di quegli eventi ha una esperienza diretta.'
'Altrimenti detta: finché si scherza si scherza.' disse Reuben.
Lucas si guardò intorno scuotendo la testa con aria delusa. 'Chartisti... Dite di essere contro lo Stato, e intanto vi fate coinvolgere nelle guerre imperiali. I vostri Marines si sono venduti come mercenari al governo afgano in cambio dell'assegnazione a ditte chartiste di contratti di ricostruzione. Le vostre agenzie di sicurezza scambiano informazioni con la CIA su quelli che voi chiamate terroristi. Voialtri avete anche combattuto in Iraq, nella guerra del signor Bush. E per cosa? Per i progetti imperiali dei neocon? Cosa avete ottenuto ora? L'America che è uno Stato di polizia? Forse dovremmo cominciare ad ammettere che quante più guerre l'America perde, tanto meglio è per tutti.'
'Non ci interessano le guerre dei sovranisti, né chi le vince.' disse Reuben. 'Noi eravamo in Iraq per difendere i Chartisti. Se c'è una guerra nella Repubblica di Bananopolis tra la fazione A e la sotto-fazione XY-pigreco-mezzi, e ditte chartiste ci vanno a fare affari, ricostruzione, aiuti umanitari, quello che è, noi saremo lì per proteggere le loro proprietà e la vita dei loro impiegati. Se è legale o no, lo decidono le corti consuetudinarie del Charter. Se è politicamente opportuno lo decidiamo noi, non qualche cagone di elettore sovranista come voi due.'
'Ma così vi rendete comunque complici della guerra.' disse Matthew. 'Non potete sostenere che le ditte chartiste che eseguivano contratti per il governo d'occupazione in Iraq, non appoggiavano in maniera indiretta il progetto imperialista sionista-neocon!'
Reuben scosse la testa e si voltò verso il banco della cucina.
'Hey Corvin, tu che ne pensi del nostro appoggio al progetto imperialista?'
'Direi che i due orologi rotti hanno ragione, Reuben.' disse Corvin continuando ad armeggiare con i fornelli senza voltarsi. 'Come disse George Orwell parlando dei pacifisti inglesi durante la Seconda Guerra Mondiale, che lui definiva “oggettivamente pro-fascisti”, in guerra se ostacoli lo sforzo bellico di una parte automaticamente aiuti quello dell'altra. Difendendo i convogli di rifornimento e i progetti di ricostruzione che insorti e terroristi volevano distruggere, noi abbiamo a tutti gli effetti ostacolato il loro sforzo bellico. Questo, sempre secondo Orwell, è elementare senso comune.'
'Esatto! – esclamò Lucas – Ammettetelo!'
Ma Corvin non aveva finito.
'Naturalmente, secondo lo stesso principio, quelli come loro due, politicamente attivi a casa per il ritiro delle truppe della coalizione dall'Iraq, hanno indirettamente appoggiato Al Qaida, l'Iran, la Siria, i Salafiti, e tutti gli altri contrari al “progetto imperialista”.'
'E senza nemmeno dover rischiare il loro culo in area di operazioni.' disse Bundesbank. 'Devo ammetterlo Corvin, sono più furbi di quel che pensassi.'
'No, no, no, no.' obbiettò Lucas. 'Noi nelle guerre imperiali non c'entriamo per niente. Non siamo dalla parte di nessuno.'
'Ma se avete appena detto che vi augurate che il vostro paese perda ogni guerra. Se questo non è essere di parte.' osservò Bundesbank.
'Forse potreste ripiegare sull'augurarvi un pareggio.' disse Rueben sfottente.
'Certo, bisogna però andare a vedere perché c'è la guerra. Se la minaccia è reale. E se invece è un'invenzione del Governo? O di gruppi all'interno del governo?' disse Matthew cercando di mantenere il discorso in termini che non compromettessero nuovamente la sua respirazione.
Corvin non rispose continuando a darsi da fare con pentole e padelle.
'Hey Corvin! – fece allora Reuben – È arrivata. Questi due orologi rotti sono convinti che l'intera Guerra Globale al Terrorismo sia un complotto per rafforzare il Governo degli Stati Uniti. Tu cosa ne pensi di questa teoria?'
'Non mi suona molto originale. La guerra del 1812 era un trucco del Presidente Madison per affondare il Partito Federalista. La Guerra Messicano-Americana del 1846 era un pretesto per realizzare il Destino Manifesto nell'interesse degli Stati schiavisti. La Guerra Hispano-Americana del 1898, tutta un trucco per espandere i mercati commerciali a beneficio dei capitalisti, e il casus belli, l'affondamento della USS Maine, causato da un'operazione segreta dello stesso Governo Americano. L'intervento USA nella Seconda Guerra Mondiale, istigato dagli ebrei. E l'attacco a Pearl Harbor non fermato di proposito da Roosevelt. L'invasione del Kuwait organizzata dalla CIA perché il Presidente Bush voleva costruire il “nuovo ordine mondiale”. Anche il linguaggio caricaturale che cerca di suggerire un interesse illegittimo assomiglia sempre a sé stesso: la guerra del 1812 era “La Guerra del Signor Madison”. La Guerra Hispano-Americana era “La Guerra del Signor Polk”. La Seconda Guerra Mondiale “La Guerra del Signor Roosevelt”, o “Rosenvelt”, per quelli che sostenevano che fosse segretamente ebreo. La Guerra del Golfo “La Guerra del Signor Bush (padre)”, la Guerra Globale al Terrorismo “La Guerra del Signor Bush (figlio)”. Pare che tutta la storia degli Stati Uniti sia una successione di oscuri complotti per fare la guerra a beneficio del governo federale e degli uomini d'affari.'
'Ah! – disse Reuben – Quindi tu dici che i nostri due orologi rotti non sono poi così originali come credono di essere?'
'Addirittura tradizionalisti direi. Gli Stati Uniti dubito siano mai scesi in guerra una volta nella loro storia senza una forte opposizione interna. Fa parte della loro cultura politica. Come pure le teorie del complotto su “a chi giova veramente la guerra”. Un po' tutte le forze politiche e ideologiche della storia americana si sono opposte a una qualche guerra, di solito presentandosi come necessarie per salvare la nazione da sé stessa, risvegliando la parte sana dell'opinione pubblica dall'euforia bellicista. E il più delle volte l'hanno fatto augurandosi più o meno velatamente la vittoria dell'avversario. Una speranza che per molti passa dal politico allo spirituale: gli Stati Uniti hanno cominciato una guerra che non dovevano cominciare, e quindi meritano di perderla. Una sorta di atto di purificazione.'
'La guerra al terrorismo, – disse Lucas – è dimostrato che è stata una manovra dei sionisti.'
'Ah già, la famosa lobby sionista.' disse Reuben. 'Sei alla ricerca di un calcio in culo per caso?'
Lucas lo guardò adirato. 'Tu naturalmente non vuoi ammetterlo.'
'E sentiamo, perché no?'
Lucas guardò il tavolo.
'Naturalmente, – intervenne Matthew – se adesso diciamo “perché sei ebreo” ci accuserai di essere antisemiti.'
Reuben lasciò partire una risata breve e secca.
'E perché mai dovreste dire una cosa del genere? Se come dite voi antisionismo e antisemitismo non sono la stessa cosa, non avrebbe senso accusare un ebreo di attaccare una teoria “antisionista” in quanto ebreo. O no? E comunque, incidentalmente, io non sono ebreo. Mio nonno lo era.'
 'Ma perché lui non parla direttamente con noi?' chiese Lucas indicando Corvin.
'Perché non gli piacete' disse Bundesbank.
'Perché comunica solo dal mammifero a salire, niente invertebrati.' rincarò la dose Reuben.
'Corvin non ama sprecare energie in conversazioni inutili.' spiegò Norenaba, 'Pensa che i militanti politici non siano interessati ai fatti o alla logica, ma solo a mischiare le carte per far apparire di aver ragione. Dice che a lui interessano gli scambi di dati e idee, non i giochi di prestigio.'
'O magari, è solo che non sa come rispondere.' disse Matthew ringalluzzito. 'Non l'ho sentito confutare le nostre opinioni, solo insultarle chiamandole “teorie del complotto” e altre frasi fatte.'
'Vuoi confutare la teoria dei nostri orologi rotti, secondo la quale la guerra al terrorismo è una trama imperiale dei sionisti Corvin?' chiese Norenaba.
'Lo farò quando qualcuno confuterà la mia teoria secondo la quale la guerra è stata invece causata, come tutti sanno del resto, da un complotto congiunto del Vaticano e della Russia per indebolire gli Stati Uniti, e contemporaneamente seminare il panico islamico in Europa e il panico crociato in Medio Oriente. Spingendo così la popolazione a correre ad aggrapparsi alle gonne di preti e mullah. E naturalmente dal Brasile, per emergere come potenza regionale dominante in America del Sud.'
'Ma è una teoria vera?' chiese Bundesbank stupito.
'Che c'è? Sono forse io l'unico a non potersi inventare una storia supportata solo da speculazioni e testimonianze di oscure fonti, e poi sfidare gli altri a dimostrare che non è vera? Solo io devo avere per forza un interlocutore, invece di un'audience che resti a bocca aperta per l'audacia delle mie tesi?'
Mentre gli altri sogghignavano, Lucas e Matthew scossero la testa sconsolatamente di fronte alla canzonatura. Erano sinceramente confusi e sconcertati da tanta ostilità. Di solito i Chartisti erano estremamente formali con chi non conoscevano bene, gli davano del voi parlando in un tono aulico che li faceva sembrare gentiluomini ottocenteschi. Qui invece si era passati quasi immediatamente al tu, al turpiloquio, e addirittura alle minacce.
Solitamente con gli scettici si ritenevano in vantaggio, perché sapevano di avere una scorta di argomenti troppo copiosa per essere tutti confutati nel dettaglio. Il che il più delle volte portava ad un abbandono per sfinimento dell'interlocutore, ma l'indifferenza con la quale costoro trattavano le loro tesi sconvolgeva il normale corso degli eventi. E in più li faceva sentire sminuiti.
'Secondo me semplicemente non volete ammettere con voi stessi di non aver combattuto per il vostro amato Chartismo, ma per gli interessi del governo USA.' disse Matthew. 'Ma se lo sanno anche i sassi, che al NORAD è stato misteriosamente ordinato di disattivarsi l'11 Settembre 2001, in maniera da non essere in grado di intercettare gli aeroplani.'
'E di quest'altra teoria che ne pensi, Corvin?' chiese Reuben ancora ghignando.
'È una fortuna che io non parli con i sassi. Certe scomode verità potrebbero scuotere la mia certezza di aver rischiato il collo per la buona causa, e provocarmi un grave crollo psicologico.'
Lucas sentì sorgere dentro di sé un impeto di rabbia. Si immaginò ad afferrare Corvin per la gola e infilarlo in quel forno dal quale in quel momento stava estraendo una teglia.
'Mangiate ora.' disse Corvin mettendo un piatto ciascuno davanti a Matthew e Lucas.
'Cos'è 'sta roba.' chiese Bundesbank guardando sospettoso quella specie di strano pancake.
'Hortobágyi palacsinta, una specialità ungherese. Hai mangiato di peggio.'
Corvin mise altri tre piatti sul tavolo e si avviò con un quarto verso l'uscita della cucina.
'Dove vai?'
'A dar da mangiare al prigioniero.'
Dietro di lui la conversazione si spostò provvidenzialmente dalla sporca guerra del signor Bush al cibo.
'Come cucinano gli Ungheresi?'
'Non so. So solo che mettono paprika dappertutto. Come i Francesi con l'aglio, i Messicani col chili, gli Indiani con il curry, e gli Italiani con l'olio d'oliva.'


Tratto da Liberty Charter: Territori Liberi. Capitolo 8, "Complotti e Cospirazioni".

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