In occasione del 12° anniversario dell'11 Settembre 2001 ho avuto uno degli ormai rituali incontri con un "9-11 truther". E ho pensato di omaggiarvi con questo paragrafo dal mio romanzo "Liberty Charter: Territori Liberi". - Max Balestra.
'Tutta questa storia di Haiti è solo una scusa per mandare altri
Marines in ancora un'altra area del mondo. Tra un po' la CIA se ne
verrà fuori dicendo che il Venezuela sta fornendo armi agli
Haitiani. Naturalmente una guerra è la migliore scusa per creare uno
Stato di polizia in patria. E tutti gli imbecilli che attaccano
bandierine a stelle e strisce al finestrino dell'automobile gli
andranno dietro!' Lucas sbatté il palmo della mano sul tavolo e
rise. Poi guardò le facce che gli stavano davanti alla ricerca di
consenso, ma trovò solo indifferenza.
'Ha ragione, pensateci. – disse Matthew – La cosiddetta “Guerra
Globale al Terrorismo” è agli sgoccioli. Come si continuerà a
finanziare il Pentagono e le sue avventure imperialiste? Agitando lo
spauracchio di Chavez e dell'America Latina, ecco come! Soprattutto
considerato che il Venezuela ha rapporti amichevoli con l'Iran. Vi
pare che i sionisti di Washington si lasciano scappare l'occasione?
Attaccare il Venezuela è solo il primo passo per estendere la guerra
anche all'Iran. Pensateci. Qualche altro milione di civili da
ammazzare per giustificare...'
Le parole si spensero in un rantolo affamato d'ossigeno quando una
mano gli si strinse intorno alla gola.
'Non ti azzardare più a venirci ad insegnare come vanno le cose ad
Haiti, capito? Noi ci lavoriamo. Rischiandoci la pelle. Risparmia
queste stronzate per le consorterie di tuoi pari. E nemmeno ci fare
più la morale sui civili uccisi, come se in combattimento ci fossi
stato tu e non noi.'
Lucas afferrò la mano di Reuben con entrambe le sue, cercando di
staccarla dalla gola del suo amico, ma non ci riuscì. Matthew era
ormai rosso in volto. Lucas considerò l'idea di estrarre la pistola,
ma un'occhiata all'espressione di Bundesbank dall'altra parte del
tavolo lo fece desistere. Norenaba afferrò il polso di Reuben
facendogli mollare gentilmente la presa e Matthew inspirò con
avidità, tossendo e massaggiandosi la gola.
'Non vedo perché occorra ricorrere alla violenza.' disse Lucas con
voce offesa e scandalizzata. 'Stiamo solo scambiando idee qui. Se
usate la violenza, vuol dire che non avete argomenti per rispondere.'
'Più che uno scambio di idee mi sembrava un comizio.' disse
Bundesbank.
'Considerate la reazione di Reuben una forma di comunicazione non
verbale, destinata ad andare subito al punto, facendo capire senza
possibilità di fraintendimenti che si tratta di un argomento sul
quale esigiamo la massima serietà.' spiegò Norenaba. 'Quello che
Reuben intendeva comunicare è, che una cosa è raccontare la propria
versione congetturale di un evento davanti a un pubblico casuale, e
che magari non chiede di meglio che essere convinto della sua
veridicità, un'altra è farlo con chi di quegli eventi ha una
esperienza diretta.'
'Altrimenti detta: finché si scherza si scherza.' disse Reuben.
Lucas si guardò intorno scuotendo la testa con aria delusa.
'Chartisti... Dite di essere contro lo Stato, e intanto vi fate
coinvolgere nelle guerre imperiali. I vostri Marines si sono venduti
come mercenari al governo afgano in cambio dell'assegnazione a ditte
chartiste di contratti di ricostruzione. Le vostre agenzie di
sicurezza scambiano informazioni con la CIA su quelli che voi
chiamate terroristi. Voialtri avete anche combattuto in Iraq, nella
guerra del signor Bush. E per cosa? Per i progetti imperiali dei
neocon? Cosa avete ottenuto ora? L'America che è uno Stato di
polizia? Forse dovremmo cominciare ad ammettere che quante più
guerre l'America perde, tanto meglio è per tutti.'
'Non ci interessano le guerre dei sovranisti, né chi le vince.'
disse Reuben. 'Noi eravamo in Iraq per difendere i Chartisti. Se c'è
una guerra nella Repubblica di Bananopolis tra la fazione A e la
sotto-fazione XY-pigreco-mezzi, e ditte chartiste ci vanno a fare
affari, ricostruzione, aiuti umanitari, quello che è, noi saremo lì
per proteggere le loro proprietà e la vita dei loro impiegati. Se è
legale o no, lo decidono le corti consuetudinarie del Charter. Se è
politicamente opportuno lo decidiamo noi, non qualche cagone di
elettore sovranista come voi due.'
'Ma così vi rendete comunque complici della guerra.' disse Matthew.
'Non potete sostenere che le ditte chartiste che eseguivano contratti
per il governo d'occupazione in Iraq, non appoggiavano in maniera
indiretta il progetto imperialista sionista-neocon!'
Reuben scosse la testa e si voltò verso il banco della cucina.
'Hey Corvin, tu che ne pensi del nostro appoggio al progetto
imperialista?'
'Direi che i due orologi rotti hanno ragione, Reuben.' disse Corvin
continuando ad armeggiare con i fornelli senza voltarsi. 'Come disse
George Orwell parlando dei pacifisti inglesi durante la Seconda
Guerra Mondiale, che lui definiva “oggettivamente pro-fascisti”,
in guerra se ostacoli lo sforzo bellico di una parte automaticamente
aiuti quello dell'altra. Difendendo i convogli di rifornimento e i
progetti di ricostruzione che insorti e terroristi volevano
distruggere, noi abbiamo a tutti gli effetti ostacolato il loro
sforzo bellico. Questo, sempre secondo Orwell, è elementare senso
comune.'
'Esatto! – esclamò Lucas – Ammettetelo!'
Ma Corvin non aveva finito.
'Naturalmente, secondo lo stesso principio, quelli come loro due,
politicamente attivi a casa per il ritiro delle truppe della
coalizione dall'Iraq, hanno indirettamente appoggiato Al Qaida,
l'Iran, la Siria, i Salafiti, e tutti gli altri contrari al “progetto
imperialista”.'
'E senza nemmeno dover rischiare il loro culo in area di operazioni.'
disse Bundesbank. 'Devo ammetterlo Corvin, sono più furbi di quel
che pensassi.'
'No, no, no, no.' obbiettò Lucas. 'Noi nelle guerre imperiali non
c'entriamo per niente. Non siamo dalla parte di nessuno.'
'Ma se avete appena detto che vi augurate che il vostro paese perda
ogni guerra. Se questo non è essere di parte.' osservò Bundesbank.
'Forse potreste ripiegare sull'augurarvi un pareggio.' disse Rueben
sfottente.
'Certo, bisogna però andare a vedere perché c'è la guerra. Se la
minaccia è reale. E se invece è un'invenzione del Governo? O di
gruppi all'interno del governo?' disse Matthew cercando di mantenere
il discorso in termini che non compromettessero nuovamente la sua
respirazione.
Corvin non rispose continuando a darsi da fare con pentole e padelle.
'Hey Corvin! – fece allora Reuben – È arrivata. Questi due
orologi rotti sono convinti che l'intera Guerra Globale al Terrorismo
sia un complotto per rafforzare il Governo degli Stati Uniti. Tu cosa
ne pensi di questa teoria?'
'Non mi suona molto originale. La guerra del 1812 era un trucco del
Presidente Madison per affondare il Partito Federalista. La Guerra
Messicano-Americana del 1846 era un pretesto per realizzare il
Destino Manifesto nell'interesse degli Stati schiavisti. La Guerra
Hispano-Americana del 1898, tutta un trucco per espandere i mercati
commerciali a beneficio dei capitalisti, e il casus
belli, l'affondamento della USS Maine, causato da
un'operazione segreta dello stesso Governo Americano. L'intervento
USA nella Seconda Guerra Mondiale, istigato dagli ebrei. E l'attacco
a Pearl Harbor non fermato di proposito da Roosevelt. L'invasione del
Kuwait organizzata dalla CIA perché il Presidente Bush voleva
costruire il “nuovo ordine mondiale”. Anche il linguaggio
caricaturale che cerca di suggerire un interesse illegittimo
assomiglia sempre a sé stesso: la guerra del 1812 era “La Guerra
del Signor Madison”. La Guerra Hispano-Americana era “La Guerra
del Signor Polk”. La Seconda Guerra Mondiale “La Guerra del
Signor Roosevelt”, o “Rosenvelt”, per quelli che sostenevano
che fosse segretamente ebreo. La Guerra del Golfo “La Guerra del
Signor Bush (padre)”, la Guerra Globale al Terrorismo “La Guerra
del Signor Bush (figlio)”. Pare che tutta la storia degli Stati
Uniti sia una successione di oscuri complotti per fare la guerra a
beneficio del governo federale e degli uomini d'affari.'
'Ah! – disse Reuben – Quindi tu dici che i nostri due orologi
rotti non sono poi così originali come credono di essere?'
'Addirittura tradizionalisti direi. Gli Stati Uniti dubito siano mai
scesi in guerra una volta nella loro storia senza una forte
opposizione interna. Fa parte della loro cultura politica. Come pure
le teorie del complotto su “a chi giova veramente la guerra”. Un
po' tutte le forze politiche e ideologiche della storia americana si
sono opposte a una qualche guerra, di solito presentandosi come
necessarie per salvare la nazione da sé stessa, risvegliando la
parte sana dell'opinione pubblica dall'euforia bellicista. E il più
delle volte l'hanno fatto augurandosi più o meno velatamente la
vittoria dell'avversario. Una speranza che per molti passa dal
politico allo spirituale: gli Stati Uniti hanno cominciato una guerra
che non dovevano cominciare, e quindi meritano di perderla. Una sorta
di atto di purificazione.'
'La guerra al terrorismo, – disse Lucas – è dimostrato che è
stata una manovra dei sionisti.'
'Ah già, la famosa lobby sionista.' disse Reuben. 'Sei alla ricerca
di un calcio in culo per caso?'
Lucas lo guardò adirato. 'Tu naturalmente non vuoi ammetterlo.'
'E sentiamo, perché no?'
Lucas guardò il tavolo.
'Naturalmente, – intervenne Matthew – se adesso diciamo “perché
sei ebreo” ci accuserai di essere antisemiti.'
Reuben lasciò partire una risata breve e secca.
'E perché mai dovreste dire una cosa del genere? Se come dite voi
antisionismo e antisemitismo non sono la stessa cosa, non avrebbe
senso accusare un ebreo di attaccare una teoria “antisionista” in
quanto ebreo. O no? E comunque, incidentalmente, io non sono ebreo.
Mio nonno lo era.'
'Ma perché lui non parla direttamente con noi?' chiese Lucas indicando Corvin.
'Perché non gli piacete' disse Bundesbank.
'Perché comunica solo dal mammifero a salire, niente invertebrati.' rincarò la dose Reuben.
'Corvin non ama sprecare energie in conversazioni inutili.' spiegò Norenaba, 'Pensa che i militanti politici non siano interessati ai fatti o alla logica, ma solo a mischiare le carte per far apparire di aver ragione. Dice che a lui interessano gli scambi di dati e idee, non i giochi di prestigio.'
'O magari, è solo che non sa come rispondere.' disse Matthew
ringalluzzito. 'Non l'ho sentito confutare le nostre opinioni, solo
insultarle chiamandole “teorie del complotto” e altre frasi
fatte.'
'Vuoi confutare la teoria dei nostri orologi rotti, secondo la quale
la guerra al terrorismo è una trama imperiale dei sionisti Corvin?'
chiese Norenaba.
'Lo farò quando qualcuno confuterà la mia teoria secondo la quale
la guerra è stata invece causata, come tutti sanno del resto, da un
complotto congiunto del Vaticano e della Russia per indebolire gli
Stati Uniti, e contemporaneamente seminare il panico islamico in
Europa e il panico crociato in Medio Oriente. Spingendo così la
popolazione a correre ad aggrapparsi alle gonne di preti e mullah. E
naturalmente dal Brasile, per emergere come potenza regionale
dominante in America del Sud.'
'Ma è una teoria vera?' chiese Bundesbank stupito.
'Che c'è? Sono forse io l'unico a non potersi inventare una storia
supportata solo da speculazioni e testimonianze di oscure fonti, e
poi sfidare gli altri a dimostrare che non è vera? Solo io devo
avere per forza un interlocutore, invece di un'audience che resti a
bocca aperta per l'audacia delle mie tesi?'
Mentre gli altri sogghignavano, Lucas e Matthew scossero la testa
sconsolatamente di fronte alla canzonatura. Erano sinceramente
confusi e sconcertati da tanta ostilità. Di solito i Chartisti erano
estremamente formali con chi non conoscevano bene, gli davano del voi
parlando in un tono aulico che li faceva sembrare gentiluomini
ottocenteschi. Qui invece si era passati quasi immediatamente al tu,
al turpiloquio, e addirittura alle minacce.
Solitamente con gli scettici si ritenevano in vantaggio, perché
sapevano di avere una scorta di argomenti troppo copiosa per essere
tutti confutati nel dettaglio. Il che il più delle volte portava ad
un abbandono per sfinimento dell'interlocutore, ma l'indifferenza con
la quale costoro trattavano le loro tesi sconvolgeva il normale corso
degli eventi. E in più li faceva sentire sminuiti.
'Secondo me semplicemente non volete ammettere con voi stessi di non
aver combattuto per il vostro amato Chartismo, ma per gli interessi
del governo USA.' disse Matthew. 'Ma se lo sanno anche i sassi, che
al NORAD è stato misteriosamente ordinato di disattivarsi l'11
Settembre 2001, in maniera da non essere in grado di intercettare gli
aeroplani.'
'E di quest'altra teoria che ne pensi, Corvin?' chiese Reuben ancora
ghignando.
'È una fortuna che io non parli con i sassi. Certe scomode verità
potrebbero scuotere la mia certezza di aver rischiato il collo per la
buona causa, e provocarmi un grave crollo psicologico.'
Lucas sentì sorgere dentro di sé un impeto di rabbia. Si immaginò
ad afferrare Corvin per la gola e infilarlo in quel forno dal quale
in quel momento stava estraendo una teglia.
'Mangiate ora.' disse Corvin mettendo un piatto ciascuno
davanti a Matthew e Lucas.
'Cos'è 'sta roba.' chiese Bundesbank guardando sospettoso quella
specie di strano pancake.
'Hortobágyi palacsinta, una specialità ungherese. Hai
mangiato di peggio.'
Corvin mise altri tre piatti sul tavolo e si avviò con un quarto
verso l'uscita della cucina.
'Dove vai?'
'A dar da mangiare al prigioniero.'
Dietro di lui la conversazione si spostò provvidenzialmente dalla
sporca guerra del signor Bush al cibo.
'Come cucinano gli Ungheresi?'
'Non so. So solo che mettono paprika dappertutto. Come i Francesi con
l'aglio, i Messicani col chili, gli Indiani con il curry, e gli
Italiani con l'olio d'oliva.'
Tratto da Liberty Charter: Territori Liberi. Capitolo 8, "Complotti e Cospirazioni".
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